Manina Consiglio, docente di filosofia in pensione, 11 anni fa partì come turista per il Madagascar. Da allora non è più tornata. Oggi è un’eroina in tutto il Paese: nei suoi istituti studiano gratis 11mila ragazzi  

L’«angelo di NosyBe» viene da Posillipo. 

La donna grazie alla quale oggi in Madagascar oltre 11mila bambini possono studiare gratuitamente sfuggendo a un destino certo di miseria e analfabetismo non ha solo l’accento, ma anche la proverbiale grinta partenopea.  

Manina Consiglio, 67anni, professoressa di filosofia in pensione, vive da 11 anni a Nosy Be, “l’isola dei profumi”, nord-ovest di Madagascar. Vi arriva nel 1997 con uno scopo tutt’altro che altruistico. Poi interviene quella che lei stessa definisce «una laica provvidenza» e inaspettatamente la sua vita prende un’altra piega.  

Alcuni amici le avevano raccontato della straordinaria bellezza di questo «Eden in terra, della serenità delle sue spiagge». La professoressa, ottenuto il pre-pensionamento, parte per questa Africa da sogno, in cerca di «un luogo dove leggere, riflettere e pescare».  

Di primo acchito il solito mantra del «ritrovare se stessi». Manina riesce ad acquistare un terreno e vi edifica una casetta. Donna, bianca e da sola in Africa. 

«Non è stato facile -racconta- ma superata l’iniziale diffidenza degli indigeni, tutto è venuto naturale, laggiù mi sono sentita da subito a casa mia».  

Passa due anni tra lettura di classici e battute di pesca. Ma col tempo l’idillio si rivela in tutta la sua reale crudezza. «Di ritorno dal mare vedevo bambini eleganti uscire di scuola e altri sporchi e ammalati giocare nel fango». All’improvviso «si aprono gli occhi». Povertà e degrado appaiono drammatici.  

Manina, da ex insegnante, sente l’urgenza di dedicarsi proprio ai bambini, «il futuro di quella società». Con i propri risparmi inizia a finanziare la retta per 80 alunni di scuole elementari nel suo villaggio, Ambatoloaka.  

Si innesca un vortice di fattori casuali, di coincidenze, di determinazione nel voler garantire l’istruzione a tutti i bambini dell’isola. Quando nel 2004, però, il direttore di una scuola ricorda che«lei aiuta gli studenti, ma la scuola non è sua», Manina decide di costruirne direttamente una. 

Nel giro di poco tempo gli istituti si moltiplicano e «il solo aiuto di parenti e amici non basta più». Il desiderio di aiutare il popolo malgascio ad affrancarsi dal l’ignoranza e dall’indigenza porta alla nascita, nel 2004, dell’associazione “Bambini di Manina del Madagascar” , a cui aderiscono numerosi volontari di ogni parte del mondo: «Spesso sono semplici turisti, che arrivati a Nosy Be, si innamorano di questa gente e del nostro lavoro per loro».  

Il nome delle scuole fondate da Manina è “Tsaiky Tsara”, in malgascio significa “bambini buoni“. Le “Tsaiky Tsara” non sono delle scuole private dell’associazione, ma della comunità del villaggio.  

Ogni scuola nasce su richiesta del “Fokontani” (capo del villaggio), che presenta una lista di ambiziose rispettive documentazioni.  

Tutti i bambini hanno la possibilità di accedervi, perché non si paga né l’iscrizione, né la retta scolastica e il materiale didattico viene fornito gratuitamente.  

Ogni scuola segue il programma nazionale malgascio-francese, è riconosciuta dal ministero dell’Istruzione e gli insegnanti sono tutti locali. 

Oggi sono in funzione 199 scuole gratuite tra Nosy Be e Madagascar; accolgono più di 11mila bambini e danno lavoro a 230 persone. Da settembre 2007 è attiva la prima scuola secondaria superiore comunitaria con annessa biblioteca e 260 alunni.  

Manina si auto definisce «uno sponsor nascosto»: tutte le spese ufficialmente sostenute dalle scuole, in realtà sono a carico della sua associazione. 
Per questa speciale missionaria «non esistono progetti, ma necessità».  

Così dall’istruzione, passa ad occuparsi anche di sanità e assistenza sociale: due case di cura per anziani e paraplegici, il primo reparto maternità nell’ospedale dell’isola, sono solo alcune delle sue iniziative.  

Tutto questo non passa inosservato.  

Nel 2004 Manina è nominata “Cavaliere dell’Ordine Nazionale della Repubblica del Madagascar”, riconoscimento mai conferito prima a nessun “vasà” (uomobianco). Inoltre arriva il riconoscimento del presidente Napolitano, che la nomina “Ufficiale della Repubblica italiana”.  

Tutte le opere sono realizzate nel rispetto dei locali usi e costumi, niente cemento, ma capanne che risultano essere vivibili e non stravolgono il paesaggio.  

«Aiutare il Terzo mondo – spiega l’ex professoressa convertita alla missione – non è costruire strutture in competizione con le nostre occidentali, ma potenziare quelle già esistenti lì».   

fonte: https://www.ilgiornale.it/